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Channel: vinocon
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Sensualità inzuppata nel sugo

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La “scarpetta”– goduria nazionale che tutto mondo ci invidia, una delle poche trasgressioni culinarie trasversali sino in fondo, poiché è vezzo di gentiluomini e dame d’ogni censo. Non ci sono aulici sostantivi per tradurre questo caprice mangereccio. Nei fatti non è nulla di così portentoso o inaccessibile: si tratta di inzuppare un malinconico tocco di pane nel sugo o altra salsa orfana della pasta. Sì, sarebbe un peccato lasciar tanto ben di Dio in balia della lavastoviglie, ragion per cui, con immane sacrificio, per amor delle libidine palatale, la scarpetta s’ha da fare! Alcuni puristi del bon ton conviviale la vorrebbero ostracizzata, relegata nelle tetre legioni dei desideri da evitare. Questi apolidi, indifferenti all’amor della pappa buona e di ogni lussuria ordita tra i fornelli, sostengono che si tratta di una sortita plebea. Quasi un “gesto diabolico” perpetrato da scostumati senza ritegno estetico. Loro, i detrattori della scarpetta, sono convinti che non sia “dabbene” tuffare il pane nel sugo per far sì che catturi i lieti umori di pomidoro. Ma un goloso, un ghiottone impenitente che non si piega dinnanzi a nulla non deve rinunciare a tanta bontà. E poi è un modo come tanti per prolungare il piacere afferrato dalla pietanza, e concedersi un porzione di paradiso low cost. Uno dei pochi piaceri alla portata di tutti, immune alla spending review o ai tagli draconiani che giorno dopo giorno appestano le nostre giornate.In parole povere, senza alcuna superflua diplomazia, la scarpetta necesse est, e guai ad affermare il contrario. E non meno appagante di quanto scritto è “affogare” il pane nel vino, specie se “la scarlatta bevanda” ci ha coccolati e fatto gioire durante il pasto. Ma di questo ne parleremo prossimamente.

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