In undici lunghi anni il tempo tratteggia geometrie inattese e accadono eventi imprevedibili. È il corso inesorabile della storia, che da secoli condiziona senza sosta la vita dell’uomo. Questo vino serba in sé tutti quei doni che solo un terreno sabbioso, vulcanico e ricco di minerali riesce ad elargire. E così, una volta aperto e adagiato nel calice innesca una serie di riscontri difficilmente narrabili. Ah, tenete a mente che parliamo di vitigni di quasi cinquant’anni or sono: quante suggestioni riescono ad offrire queste piante, e chissà che storie potrebbero raccontarci se solo potessero farlo. Tuttavia, il vino che abbiamo assaggiato è protagonista indiscutibile di quelle ipotetiche vicende, e documenta in modo invidiabile l’immortale sinergia tra Madre Natura e uomo. Il colore: rosso rubino senza ulteriori sfumature di sorta, impenetrabile ed ermetico come pochi. L’odore: sale lentamente e arriva sino al naso ed è intenso, con sfumature vanigliate e di frutta matura, che catturano il naso e lo vincono senza indulgenza. In bocca il vino è inconfutabilmente elegante, armonico, di notevole persistenza al gusto. Sorso dopo sorso ecco la mente elaborare aneddoti, leggende, storie che richiamano le grandi gesta del tempo che fu. È spettacolare e allo stesso tempo ardito accostare un vino alla mitologia, all’arte, alla letteratura dotta d’ogni tempo ed epoca. La gradazione dell’ambrosia Benanti è di 13,5%. Da servire tra i 18° e i 20° abbinato alle carni rosse ghiotte e gustose, ai piatti opulenti della Trinacria, e a diversi formaggi stagionati. Sono vini che esprimono concetti austeri ed avulsi dal quotidiano, poiché sono caratteristica inscindibile di una molteplicità di sentimenti e sensazioni. In alto, verso il sole lucente, il calice aulico di gratificanti risorse e umori, che mettono “a fuoco” rappresentazioni di valore incommensurabile. Prosit!
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