Anche se l’informazione mette in guardia sull’abuso di alcol, i suoi effetti nefasti continuano a innescare dispiaceri, specie tra i ragazzi. Si tratta di un’emergenza che fa lievitare i conti del Servizio Sanitario Nazionale e mina la salute di quanti hanno una forma, più o meno conclamata, di dipendenza etilica. Da tempo il Ministero della Salute ha dichiarato “guerra” all’abuso di alcol attuando delle vere e proprie “campagne” destinate principalmente ai giovani, che sembrerebbero essere sempre più inclini a questa sorta di “svago” a buon mercato – sopratutto nei fine settimana. Secondo le stime ufficiali, numerosi cittadini di giovane età (quindi anche adolescenti) bevono oltre la soglia del rischio. Lo fanno smodatamente, senza alcuna remora, e in qualche caso per emulazione. Basti pensare alla “moda” del binge drinking, e vale dire assumere nell’arco di breve tempo (solo pochi minuti) almeno cinque bevande alcolicheal fine di arrivare velocemente allo sballo. Sì, è triste prenderne atto, ma parecchi ragazzini si avvicinano agli alcolici per esser accettati dagli amici. Infatti, secondo una logica aberrante, per taluni, consumare al bar un’innocua bibita mentre il resto del “branco” beve un superalcolico è vergognoso, ed equivale ad esser emarginati senza possibilità di riscatto. Tutto ciò assomiglia ad un perverso rituale d’iniziazione, essenziale per continuare a frequentare la comitiva ed esser dei “fighi” altrimenti si è dei poveri “sfigati” – definizione dispregiativa molto in auge negli ultimi tempi. Altra angolazione “inquietante” è l’aumento delle giovani donne dedite all’alcol, anche in questo caso evento allarmante che ben evidenzia la deriva verso cui sta “precipitando” la società. Da osservare che molte di queste sono ancora in età scolastica e consumano copiose quantità di bevande alcolicheper ottenere un effetto “anoressizzante” – in parole povere – per inibirel’appetito e quindi restare in linea. Sembra una pratica folle ma è così! Un altro dato che fa riflettere riguarda la posizione del nostro Paese in Europa relativamente al consumo di alcolici: tra i primi posti – triste dato di cui si farebbe volentieri a meno. Questa realtà è una vera sciagura, ma oltre ad analizzare situazioni e numeri critici, a restare indignatie perplessi,che misure potrebbero essere instaurate per arginare quella che si palesa come una vera “pandemia”?Purtroppo non ci sono strade note da percorrere per ridurre drasticamente il crescente fenomeno dell’alcolismo, nonostante sia scontato ed essenziale che lo Stato debba continuare le campagne di sensibilizzazionee porre concrete limitazioni alla vendita dell’alcol. Importante passo in avanti si è compiuto con il decreto legge dello scorso 13 settembre che ha vietato la vendita di alcolici ai minori di 18 anni, ma si potrebbe fare molto di più, perché oggi, l’alcol, sopratutto fra i giovani, uccide più della droga.Ad esempio,operare nell’ambito della scuola, potrebbe essere un buon inizio, mediante la specifica formazione degli insegnanti, dovrebbero essere individuati percorsi informativi stimolanti il dialogo e il confronto. Sarebbe necessario l’utilizzo costante di mezzi di comunicazione di massa, e attraverso la televisione e la radio far passare messaggi relativa al consumo e prevenzione delle bevande alcoliche. E ciò contrasterebbe alcuni spot pubblicitari che altresì promuovono il consumo di alcol evidenziando, troppo poco, la fondamentale moderazione. Vi sembra soddisfacente la risposta?Questa è quella canonica e immediata, quella che in prima battuta, a domande tanto difficili, delega il problema verso terzi. Ma secondo noi tutto prende le mosse all’interno delle famiglie e le vere sentinelle dovrebbero essere prima di tutto i genitori, che peró, di frequente, ignorano la realtà che circonda e coinvolge i loro figli. Molte famiglie prendono coscienza della dipendenza dei loro figlioli nei pronto soccorso dove trovano i ragazzi in condizioni terribili, addirittura in coma etilico oppure vittime sfortunate di incidenti stradali causati dalla guida in stato d’ebbrezza. I giovani spesso sono scaltri e per questo vanno osservati costantemente senza stancarsi mai. Non di rado gestiscono il “dopo sbronza” rimanendo a dormire a casa di amici. Oppure, reduci dall’eccessivo consumo di alcolici del sabato sera, approfittano della domenica per dormire tutto il giorno. Forse, in buona fede, i genitori non vedono nulla di male nel recuperare le ore di sonno, ma proprio in questi casi dovrebbero monitorare attentamente il risveglio e il comportamento dei figli. I ragazzi vanno capiti, difesi e aiutati, insegnando loro la differenza tra uso e abuso, fra divertimento e totale stordimento, devastazione mentale e fisica. L’alcol dà dipendenza, allontana dalla realtà e corrode lentamente la vita cagionando danni irreversibili. È vitale far passar questo messaggio prima, durante e dopo il periodo evolutivo più insidioso per i giovani, e cioè l’adolescenza. I genitori hanno il dovere di tenere gli occhi aperti e stare sempre all’erta, questa è la miglior risposta al grave problema dell’alcolismo fra i giovanissimi. Un comportamento opportuno che alla fine paga e aiuta più di tanti moniti e divieti.
Margherita Masotti
Stefano Buso
Margherita Masotti
Stefano Buso